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Posts Tagged ‘Regno Unito’

L’FCUM taglia il traguardo: 1,6 milioni di sterline di community shares!

Posted by thepeoplesgame su 24 marzo 2012

Un modo migliore di fare calcio. Fedele al suo motto, l’FC United of Manchester indica ancora la via: nei giorni scorsi i “Red Rebels” hanno festeggiato qualche giorno fa un traguardo che a molti poteva sembrare impensabile, arrivando a raccogliere 1,6 milioni di sterline tramite le innovative community shares.

Ha di che esultare Andy Walsh, general manager, fondatore e anima dell’FCUM:

È un risultato fantastico, specialmente nell’attuale clima economico. Crediamo si tratti della più grande somma di denaro mai raccolta dai tifosi di calcio in modo indipendente.

La somma raccolta tramite le community shares contribuirà a coprire oltre un terzo dei 4,6 milioni necessari per il nuovo stadio di Moston, il primo di proprietà del club, un vero e proprio cuore pulsante per la zona: ospiterà non solo lo stadio ma anche varie infrastrutture per la comunità di riferimento. La riuscita delle community shares era cruciale: per ottenere gli altri finanziamenti per realizzare il progetto era necessario che l’FCUM potesse garantire 1,6 milioni di investimento proprio, una somma di rilievo, tanto più per un piccolo club.

Ed è esattamente nello “stile FCUM” non solo esserci riusciti, ma averlo fatto da pionieri della finanza sostenibile nel calcio, restando fedeli alla propria natura di club democratico pienamente immerso nella propria comunità di riferimento e radicato sul territorio.

Ha detto Andy Walsh:

Aver raccolto capitale tramite le community shares è uno sviluppo unico per il calcio inglese ed è stato riconosciuto come una reale alternativa al modo in cui il calcio è gestito e finanziato. I nostri azionisti avranno solo un voto a testa, a prescindere dal numero di azioni che possiedono, preservando così la proprietà comunitaria del club. Le community shares danno ai tifosi un modo tangibile per raccogliere significative somme di denaro mantenendo in club come patrimonio della comunità, preferibile al prestito dalla banche e più sostenibile dell’affidarsi a ricchi individui che non sempre potrebbero avere a cuore l’interesse del club. Acquistando le community shares, i membri dell’FC United sostengono un modo migliore di fare cacio per realizzare un genuino beneficio alla comunità – un club che è di proprietà dei suoi tifosi, che lo gestiscono, e che è impegnato nei confronti della comunità più ampia e dello sviluppo sociale e della sostenibilità finanziaria.

Citando l’articolo a riguardo (ottimo come sempre) su TwoHundredPerCent:

possiamo dire con un certo grado di certezza che il denaro è stato raccolto dalle giuste persone, per le giuste ragioni e per un progetto che non potrebbe essere in mani più sicure.

L’annuncio del taglio del traguardo, circa un anno e mezzo dopo il lancio dell’iniziativa, è il giusto premio per tanto duro lavoro su diversi fronti, ma anche per una visione nuova e suggestiva, ed un’ottima notizia non solo per i soci dell’FCUM, ma anche quelli degli altri community club, per gli iscritti ai supporters trust di tutta Europa, per i tifosi che credono che un altro calcio sia possibile.

Un paio di dichiarazioni di chi ha contribuito a questa splendida storia:

Kevin Jacquiss della Cobbetts LLP, che ricevuto un premio internazionale per il suo lavoro con le community shares:

Il modello a beneficio della comunità che c’è dietro il’FC United dimostra come pensare in modo innovativo possa offrire modi alternativi e di successo di realizzare servizi pubblici. Siamo felici di aver lavorato con l’FC United a questo progetto e non vediamo l’ora di seguire i progressi del loro nuovo stadio e delle strutture per la comunità nel prossimo anno.

Tom Hall, portavoce di Supporters Direct:

L’FC United ha dimostrato ancora una volta cosa può succedere quando i tifosi di calcio si mettono insieme e cooperano per raggiungere un obiettivo. Le community shares forniscono ai club di proprietà dei tifosi un metodo dal valore incalcolabile non solo per raccogliere fondi e costruire nuove strutture sportive, ma anche per avere un impatto positivo e duraturo sulle comunità che li circondano, rimanendo al tempo stesso fedeli ai loro principi di democrazia e sostenibilità. Supporters Direct si congratula con l’FC United per questo grande successo, e augura loro il meglio nella nuova casa.

Congratulazioni all’FCUM per questo importantissimo risultato, e per aver ancora una volta dimostrato che si può, con passione, impegno, rispetto.

 

 

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Stadi di proprietà? Sì, ma di tutti

Posted by thepeoplesgame su 31 ottobre 2011

Gli stadi di calcio, e ci sono esempi a bizzeffe nell’esperienza inglese, possono essere oggetto delle più avide e devastanti operazioni di asset stripping. Per questo, nonostante in Italia si parli tanto di impianti di proprietà come soluzione per tutti i mali del calcio, penso con convinzione che gli stadi debbano rimanere il più possibile pubblici. Che non significa che debbano essere sporchi e scomodi e con servizi di pessima qualità, e stare aperti due volti al mese come ora, e neanche  che debbano appartenere al Comune. Ma neppure che debbano diventare centri commerciali dove anche mangiare un panino costa un botto né che vi si debba stare tutti a sedere al posto assegnato e in assoluto silenzio.
In Inghilterra giovedì scorso due notizie molto importanti hanno visto protagonisti gli stadi: il FC United of Manchester ha visto finalmente approvato il progetto per la sua prima “casa” di proprietà, i tifosi del Chelsea hanno votato contro il trasferimento della propria squadra in un altro impianto. Leggi il seguito di questo post »

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Tornano i Fans United Day, ora a sostegno del Plymouth Argyle

Posted by thepeoplesgame su 23 settembre 2011

Tornano le giornate dei Fans United, ribattezzate ora Fans Reunited, iniziative rimaste nella storiaa del tifo inglese e ora riproposte dal supporters trust del Plymouth Argyle, club che rischia di scomparire per problemi finanziari, per le prossime due partite interne, il 24 settembre e l’8 ottobre.

Il primo Fans United Day si tenne a Brighton nel 1997, poi sono servite ad aiutare altri club, come York, Wrexham ed anche il Wimbledon prima del fattaccio del 2002. Pur senza i mezzi tecnologici oggi, erano campagne basate sul passaparola che ottenevano un grande successo, portando nello stadio della squadra che aveva bisogno di supporto e solidarietà il calore ed i colori dei tifosi di tante altre squadre inglesi, di città e categorie diverse, ma anche del continente. Ci sono cose che vanno ben oltre le rivalità calcistiche, e che mettono in evidenza come a unire i tifosi molto sia più di quanto li divide.

Sono tanti e diversi i modi suggeriti per prendere parte alla nuova edizione dell’iniziativa, dalla donazione di denaro all’organizzazione di eventi al passaparola sia reale che virtuale, sfruttando in particolare i social network, oltre ovviamente alla presenza allo stadio nelle partite designate. Oppure, all’indossare qualcosa di verde ovunque capiti di essere nel “Go green Day”, oggi: sono i colori del Plymouth Argyle, da mostrare, spiegandone il perché, come segno di supporto verso il club, i giocatori, lo staff, i tifosi. I sostenitori del Brighton and Hove Albion vestiranno il verde durante la loro partita di stasera contro il Leeds come modo per ricambiare il sostegno ricevuto nel 1997.

Fans – Reunited – will never be defeated!

Da leggere: l’articolo di David Conn per il Guardian.

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It’s Non League Day in England: Support Your Local Team!

Posted by thepeoplesgame su 3 settembre 2011

Non per citare sempre l’Inghilterra come esempio, ma l’iniziativa di oggi merita un applauso, e di diventare una fonte di ispirazione anche nelle altre “big football countries” europee: oggi è il “Non League Day”, il giorno del calcio non professionistico, che torna dopo il grande successo dello scorso anno.
Per gli impegni della Nazionale, oggi sono ferme sia la Premier League che la Championship (l’equivalente della serie B), e quindi i migliaia di  tifosi che questo pomeriggio si ritroverebbero senza calcio sono stati invitati con, lo slogan “Support Your Local Team” a non saltare un sabato di calcio dal vivo (o peggio davanti alla tv) ma a seguire appunto la squadra della loro città, in particolare quelle non professionistiche.

Il Non League Day è “una celebrazione del calcio semiprofessionistico e dilettantistico, ed una opportunità per i tifosi di club più grandi di fare esperienza del calcio ad un livello con cui altrimenti non avrebbero familiarità. Inoltre, è un modo per mettere sotto i riflettori le centinaia di club in questa nazione che sono gestiti quasi esclusivamente da volontari, e fanno tanto bene alle comunità locali, che sia tramite l’insegnamento del calcio, le raccolte fondi o le opportunità fornite alla gente del posto.”

Per molti tifosi il calcio minore mantiene il senso di appartenenza e difesa dei valori tradizionali del calcio, ormai persi o quasi nelle serie maggiori. Le partite cominciano alle tre di pomeriggio, i biglietti sono alla portata di tutti, gli spettatori possono stare in piedi e godersi una birra sugli spalti, tutte le cose semplici che sono al cuore del modo di vivere il calcio di tanti tifosi e che televisioni, la commercializzazione, i regolamenti degli stadi (da noi anche la tessera del tifoso ovviamente) stanno distruggendo.

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Il prof. John Beech: “Azioni, non magliette!”

Posted by thepeoplesgame su 30 agosto 2011

Si intitola proprio “Shares, not shirts! ”, con una sorta di slogan, un recentissimo post del prof. John Beech, uno dei massimi esperti della finanza del calcio, sul suo blog Football Management.
La sua proposta di destinare al supporters trust quello che si spenderebbe in merchandising, ed in particolare nelle infinite varianti delle maglie da gioco, prende spunto da una analisi di un rapporto sul calcio inglese datato 1968. Studiando cosa è cambiato da allora, è evidente il cambiamento nella composizione dei ricavi: diritti tv e merchandising ancora non esistevano, mentre era importante, spesso fondamentale il contribuito dei tifosi, collettivamente, tramite le donazioni fatte dai supporters club. Nelle serie minori del calcio professionistico, era questa fonte di entrate a tenere a galla numerose società di calcio.

Anche oggi sono tante le società di calcio che navigano in cattive acque, ma rispetto ad allora sono in mano ad un “benefattore”. Tranne che in casi particolari, o per meglio dire disperati, i tifosi non sono – soprattutto in Inghilterra, in Italia siamo ancora al “non dovrebbero essere” – disposti a regalargli soldi: per dare il proprio supporto finanziario vogliono giustamente in cambio una voce nella gestione del club, che sia un dirigente eletto nel direttivo, un ruolo consultivo, dei diritti particolari, una quota del capitale sociale. Fu proprio il primo supporters’ trust, quello del Northampton Town, a rispolverare il vecchio slogan “No taxation without representation”: i tifosi possono tassarsi (e ci sono centinaia di esempi a dimostrare quanto possono ottenere) ma con la contropartita di una qualche forma di partecipazione.

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Video: the problem with modern football

Posted by thepeoplesgame su 20 agosto 2011

“The problem with modern fotball” è un breve filmato su tutto quello che c’è di sbagliato nel calcio e cosa si può fare a riguardo. Cose come biglietti delle partite a prezzi da estorsione, cattiva gestione delle società di calcio da parte di investitori stranieri che non sanno niente della storia del club, il trasferimento delle squadre(Wimbledon), dovrebbero essere fermati e tutti i veri tifosi sanno che qualcosa è sbagliato nel calcio, il nostro gioco, la nostra passione, non lasciate che la prendano!

Da youtube.

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Swansea City e QPR: umori ben diversi per i tifosi delle due neopromosse in Premier League

Posted by thepeoplesgame su 14 agosto 2011

La stagione della Premier League iniziata ieri ha visto ai nastri di partenza, tra le venti, due formazioni neopromosse, i Queen Park Rangers, che tornano dopo 15 anni, e la matricola Swansea City, prima squadra gallese a partecipare alla Premier. I tifosi delle due squadre affrontano però la nuova stagione con umori ben diversi.

A Londra, come racconta David Conn nel suo nuovo pezzo per il Guardian, la gioia per l’atteso ritorno nella massima serie, ottenuto nei tempi previsti dai nuovi proprietari, è stata rovinata dall’aumento dei prezzi dei biglietti, da una campagna acquisti estiva insoddisfacente e un crescente senso di alienazione dei tifosi dal loro club.
La proprietà dei Queen Park Rangers è divisa tra Fabio Briatore (qualcosa che non succederebbe se il “Fit and Proper Test” funzionasse), supportato da Bernie Ecclestone, ed il milionario indiano Lakshmi Mittal, il che fa del QPR la società di calcio con i proprietari più ricchi nel mondo del calcio. Ma, ovviamente, non il club più ricco. Ormai, inoltre, si attende solo l’annuncio del passaggio di consegne (per circa 100 milioni di sterline) a Tony Fernandes, fondatore della compagnia aerea Air Asia e proprietario della scuderia di Formula Uno Lotus. Un’operazione che poterebbe ad Eccleston un profitto del 62%. Certo la risalita è costata loro diversi milioni di sterline (buona parte dei quale arrivata però sotto forma di prestiti), ma i tifosi hanno comunque di che lamentarsi: come ha detto a David Conn il presidente del supporters trust, formato dopo il collasso finanziario del club una decina di anni fa, “L’aumento dei prezzi è stato uno shock, e c’è la sensazione che al club non interessano i tifosi. La gente pensa che a Ecclestone non interessi del QPR, che voglia solo venderlo e sbarazzarsene. Se Fernandes comprerà il club, speriamo che sia più positivo che che si possano costruire dei ponti (tra tifosi e proprietà, ndr).”

A Swansea, nel Galles meridionale, invece, il debutto in Premier League è vissuto con tutt’altro spirito. Il supporters trust festeggia il 10° anno di attività ed offre l’adesione gratuita, automaticamente, a chi è già iscritto e a tutti gli abbonati, per un totale di 13.000 membri che lo lancia tra i più grandi del movimento. Ma soprattutto lo Swansea City è l’unico club della Premier League ad avere un dirigente nel consiglio direttivo (oltre a un dirigente associato) eletto dai tifosi, che li rappresenta nel CdA: il supporters trust è il terzo azionista, con il 19,99% delle azioni, per un investimento, negli anni, di oltre 200mila sterline. La volontà è di raccogliere fondi per continuare a mantenere la partecipazione nel capitale sociale o magari riuscire ad incrementarla. Il 20% è una quota che protegge lo Swansea City Supporters Trust anche nel caso in cui il club fosse acquistato da un solo ricco individuo: la legge prevede che soltanto se un unico azionista ottiene più del 90% del capitale tutti gli altri sono obbligati a vendere le loro quote. Per ora c’è quindi un margine del 10% ad assicurare che la voce dei tifosi sia sempre rappresentata all’interno della società.
Il supporters trust ha contribuito a salvare un club che nel 2001 era in grave crisi e due anni più tardi ha sfiorato la retrocessione nei dilettanti. Ora può seguire la squadra, la prima della propria nazione, nella Premier League, contro giganti come Manchester United e club rilanciati dai nuovi Paperoni del calcio europeo, con l’orgoglio di aver dato un enorme contributo a questa favola sportiva.

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Galles, i tifosi salvano il Wrexham a tempo quasi scaduto

Posted by thepeoplesgame su 11 agosto 2011

127.000 sterline in 24 ore: il “caso” del momento per il movimento dei supporters trust inglesi, quello del Wrexham, si è risolto in modo positivo grazie all’incredibile raccolta fondi dei tifosi. Mancava un giorno alla scadenza fissata dalla Football Conference (con una proroga proprio di 24 ore), mancavano 100.000 euro per salvare il club e permettergli di partecipare al prossimo campionato della Blue Square Bet Premier, equivalente della serie D italiana. La corsa contro il tempo è stata vinta dalla generosità dei tifosi: due, si dice, hanno versato 20 mila sterline ciascuno, uno che vive in Canada ne ha versate 10 mila, un bambino di dieci anni ha portato le 35 sterline del suo salvadanaio.
La tifoseria ha risposto senza riserve nel momento più disperato, dimostrando ancora una volta dove possono arrivare la passione e la fedeltà di chi ama una squadra di calcio.
Il controverso caso del Wrexham ha tenuto banco nelle scorse settimane, con il club gallese che ha rischiato di essere espulso dalla propria competizione. Ora il futuro sembra più sereno: l’attività sportiva è garantita, i conti sono stati ripuliti dai debiti, lo stadio e gli altri impianti sportivi sono stati ceduti all’università locale che le utilizzerà in partnership con il club e a vantaggio anche della comunità. Ed il 25 agosto (lo stesso giorno in cui in Italia verrà fondata la nuova srl partecipata da Sosteniamolancona) si terrà una speciale assemblea del Wrexham Supporters Trust in cui verrà discussa con gli attuali proprietari la possibilità di un takeover da parte dei tifosi. Da una grave crisi potrebbe scaturire una grande opportunità per i tifosi del Wrexham e per l’intero movimento per la fan ownership.

Per saperne di più: un articolo sul sito della Football Supporters Federation.

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Wimbledon, domani è il gran giorno dell’esordio in League Two

Posted by thepeoplesgame su 5 agosto 2011

Ci siamo quasi: domani l’AFC Wimbledon giocherà la prima partita di campionato in League Two, nei professionisti, contro il Bristol Rovers. L’appuntamento è al Fans’ Stadium dei gialloblù, alle 12.30, con diretta su Sky. I biglietti sono andati esauriti già una decina di giorni prima della storica gara, che sarà celebrata da una speciale divisa, indossata dalla squadra solo domani, quanto si è riusciti ad ottenere di più simile alla maglia con cui il Wimbledon FC giocò la sua prima partita nei professionisti nel 1977 contro l’Halifax. La nuova versione, nello shop di Kingsmeadow, è andata esaurita in 48 ore. Chi è vicino al club assicura che lo spirito che ha sempre animato il Wimbledon, quello della “Crazy Gang”, è ancora intatto.
Ora l’AFC Wimbledon, con ancora un senso di meraviglia per il miracolo di aver portato un club tanto speciale nei professionisti, e dopo tanto lavoro – sempre con l’aiuto volontario dei tifosi – per adeguarsi agli standard richiesti dalla Football League, è pronto alla nuova sfida. Sostenuto dai  2.500 membri del Dons Trust, dal resto dei suoi supporters, ma anche dai tanti tifosi di tutta Europa che ne seguono le gesta con simpatia sperando in un futuro migliore per il mondo del calcio.

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La grande bugia della Premier League

Posted by thepeoplesgame su 1 agosto 2011

È il campionato più glamorous del mondo, seguitissimo praticamente ovunque, ma dietro i grandi campioni l’enorme giro d’affari della Premier League si nasconde una situazione economico-finanziaria che molti ignorano e che rende il rapporto con i tifosi (non i consumatori alla moda) sempre più difficile.
Sean Hamil, dell’Università di Londra, descrive così il paradosso.

La Premier League è riuscita a sostenere 17 anni (ora 19, ndr) di perdite pre-tasse ininterrotte dalla sua fondazione e allo stesso tempo a essere lodata, come business, come la Lega di maggior successo al mondo.

Eppure, basta un’occhiata ai numeri per rendersi conto che non è proprio oro tutto quello che luccica.
Dall’anno della sua fondazione, il 1992, non si è mai verificata una stagione in cui il risultato pre tasse fosse positivo e le perdite sono crescenti.
Non solo: i profitti operativi, dal 1992, si sono ridotti dal 16 al 4 per cento.
I debiti totali hanno invece superato, la scorsa estate, i 3.000 milioni di euro.
Nel febbraio 2010 il Portsmouth è stato il primo club della Premier League a finire in amministrazione controllata ed almeno due retrocessi alla fine della scorsa stagione, Birmignham City e West Ham United, rischiano la stessa fine.
Tutto questo mentre il giro d’affari è cresciuto dai 200 milioni di euro nel 1992 ai 2.400 milioni di euro della stagione 2009/10 (ovvero del 1100%, un dato che non trova paragoni in altri settori).
La Premier League è il campionato con il giro d’affari più alto in Europa, quello con i maggiori ricavi dalle sponsorizzazioni e dai diritti tv, anche quelli venduti sui mercati esteri.
In media, il 68% dei ricavi finisce però nelle tasche dei giocatori, contro il 44% speso in salari nella stagione inaugurale.
La ripartizione dei fatturato totale mostra poi una situazione che compromette l’equilibro competitivo del campionato: Manchester United, Chelsea, Liverpool e Arsenal hanno una media di 227 milioni  di sterline, mentre gli altri club, esclusi quelli retrocessi, hanno una media di 66 milioni.
Uno dei modi più semplici per dare un po’ di sollievo alle casse dei club è senza dubbio spremere i tifosi. Nella stagione 2008/09 il prezzo medio dei biglietti per le partite della Premier League era di 43 euro, contro i 40 della Liga, i 27 della Serie A, i 26 della Ligue 1 ed i 21 Bundesliga. Il numero medio degli spettatori era di gran lunga più alto in Germania, con 41.904 contro i 35.592 della Premier League, i 28.478 della Liga, i 25.304 della Serie A ed i 21.034 della Ligue 1.
Il trend dei prezzi dei biglietti in Inghilterra continua incurante delle esigenze dei tifosi: per la prossima stagione l’aumento medio dei prezzi degli abbonamenti è del 7,12%, mentre quello degli stipendi, a livello nazionale, è del 2,5%. Come riporta il Telegraph, solo quattro club hanno lasciato inalterato il prezzo dell’abbonamento: Bolton Wonderers, Everton Stoke City e Wolves.
L’aumento massimo è quello registrato dal Fulham, 33%, ma l’abbonamento meno caro è tra quelli più abbordabili. Per il biglietto stagionale dell’Arsenal, invece, bisogna spendere come minimo 951 sterline.
E questo solo per entrare allo stadio: bisogna poi aggiungere i prezzi crescenti e sempre più insostenibili del merchandising, in particolare delle replica shirt tanto diffuse Oltremanica, del servizio di ristorazione all’interno dello stadio e nei dintorni, e anche quelli relativi al trasporto. Sempre più per ricchi spettatori-consumatori più che per tifosi genuini, che vedono annacquarsi l’identità dei club che amano.

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