E così è avvenuto o, almeno sembra. La prima squadra di Serie A italiana, non la prima in assoluto perchè un paio di settimane fa il Venezia è stato comprato dai Russi e qualche stagione addietro il Vicenza era di proprietà inglese, passerà in mano straniera.
In quello stadio dove per anni, durante le coppe europee, campeggiava lo striscione NON PASSA LO STRANIERO, sarà piantata la bandiera a stelle e strisce. Un bene? Un male? Lo dirà il tempo a prescindere dal passaporto del nuovo proprietario dell’AS Roma.
Ovvio che in molti si affannino a dire la loro, a confermare tesi lette e rilette ma mai provate, a diffondere luoghi comuni, a ripetere dati e informazioni trovati su Internet come se fosse la Bocca della Verità.
Sicuramente a qualcuno darà fastidio che un “forestiero” venga a mettere il naso negli affari di casa nostra e, visto che il calcio italiano è anche un po’ mafioso e si regge sull’omertà di chi partecipa e di chi ci inzuppa, si potrebbe leggere anche cosa nostra. Gente pronta ad affossarti fino a due settimane prima, diventerà paladina di un nazionalismo calcistico volto a non ammettere nel circolo qualcuno che, chissà, potrebbe turbare quegli equilibri che hanno visto andare sotto Bologna la bellezza di dieci scudetti.
Altri storceranno il naso per pseudo-patriottismo, Roma ai Romani, peccato che nessuno la voglia e chi ha espresso interesse in passato è stato spesso condannato per aggiottaggio. I tifosi che con fatica e sacrificio, invece, hanno cercato di far partire un trust, sono stati finora snobbati dalla maggioranza. Non vede l’utilità di far prosperare un’associazione che non abbia come fine ultimo esclusivamente la scalata al titolo, l’acquisto di azioni, in qualche modo si fatica a comprendere che tutti, o quasi, uniti conteremmo di più anche agli occhi di un nuovo proprietario. La miope tradizione italiana che vuole il tifoso adatto solo a tifare, confina i sostenitori giallorossi in un limbo fatto di attese e speranze, con l’alibi mentale di veder soddisfatto il proprio interesse e la propria curiosità esclusivamente attraverso le notizie date dagli organi di stampa e dalle radio locali, non sempre liberi e mai imparziali.
Quindi, colui che è diventato con un po’ troppa confidenza lo Zio Tom riceve già abbracci, sciarpe intorno al collo, inviti a farci grandi, a spendere, a costruire lo stadio di proprietà, polivalente, modello Premier League, a combattere lo strapotere del Nord. Tutti lo vogliono incontrare, il sindaco, visto che di problemi, anche, per così dire familiari, ne ha pochi, chiede udienza. Una persona di cui sappiamo poco o niente accolto come il salvatore della patria.
Speriamo che sia quello dice di essere, che abbia quello che dice di avere. I dubbi, però, rimangono.
Perchè un uomo di affari, quindi una persona che investe per fare soldi, decide di pompare centinaia di milioni, perchè di questo si tratta, in una società di calcio con uno stadio non di proprietà, e che, a quanto pare, non si può neanche criticare se non si è italiani, con una media spettatori che si aggira intorno alle 30mila unità, che per una serie di ragioni politiche, economiche, strutturali, ambientali, difficilmente si assicura un trofeo ogni stagione?
Vuole fare di Roma un marchio globale, molti rispondono, sfruttare Lupa, Colosseo e San Pietro in un marketing cultural-calcistico che ci farà ricchi. Io non ne sarei così sicuro e sarò anche troppo diffidente, ma di solito chi investe denaro nel calcio, soprattutto in Italia, quello che spera di ricavare è notorietà, consensi e, soprattutto, potere. Una volta ottenuto (se) non sarebbe troppo strano venire a conoscenza dei veri motivi di un’operazione finanziaria del genere. Quali possano essere lo ignoro ma di una cosa sono sicuro: chiunque compri la Roma o qualsiasi altra squadra in Italia di questi tempi, non lo farà mai per motivi sportivi, campanilistici, perchè ama i colori o il campionato più bello del mondo.
Se è un momento importante che i tifosi veglino, che non si viva con il solito approccio “facce vince” per poi insultare e contestare se le cose non dovessero andare bene. L’Europa è piena di esempi di finti salvatori, anche Americani, Liverpool docet, di squadre lasciate peggio di come sono state trovate. Non è detto che sia questo il caso, me lo auguro, ma che i tifosi per una volta non facciano solo i tifosi.
Il prezzo della Roma lo calcoleranno in milioni, il valore, nostro, è infinito.
Stefano Faccendini