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Posts Tagged ‘Stefano Faccendini’

Quando gli scarpini erano neri, il nuovo blog di Stefano Faccendini

Posted by thepeoplesgame su 23 agosto 2011

Due righe per una bella notizia a cui tengo: è nato “Quando gli scarpini erano neri“, il blog di Stefano Faccendini: da aggiungere ai preferiti (e spargere la voce)!!!
A chi lo conosce non potrà che fare piacere un nuovo spazio on line dove leggere le sue riflessioni: Stefano ama il calcio, ma quello vero, come dovrebbe essere e come invece è sempre meno. Nei suoi scritti, che siano libri o articoli, racconta le belle storie che a volte con un po’ di faticasi riesce ancora a trovare nel mondo del pallone, o riesce a mettere con le spalle al muso i mali che lo affliggono.
Stefano Faccendini è l’autore di “Tifosi e ribelli”, “Noi siamo il Wimbledon” e “La trasferta”. Collabora con Supporters Direct per quanto riguarda l’Italia e con varie riviste/siti web, in particolare sul calcio inglese visto vive a Londra da anni, ma comunque non solo.  Più volte questo blog ha avuto l’onore e la fortuna di ospitare i suoi articoli.

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Big Brother, di Stefano Faccendini

Posted by thepeoplesgame su 29 giugno 2011

Quando nel 1949 George Orwell pubblicò il romanzo “1984”, probabilmente non immaginava quanto la realtà potesse avvicinarsi alla sua fantasia, quanto un libro all’epoca considerato di fantascienza potesse diventare di attualità, sebbene con qualche decennio di ritardo. Come di sicuro non avrebbe mai sognato, neanche nel peggiore degli incubi, che il Grande Fratello, faccia e occhio di quella dittatura immaginaria londinese, fosse conosciuto dalle nuove generazioni solo come titolo di una delle trasmissioni televisive più vergognose di tutti i tempi.

Nel libro Orwell descrive il modo in cui si era arrivati al trionfo di quella dittatura e i principi, i metodi, attraverso i quali il suo potere veniva preservato. Molto, come è ovvio, si basava sul controllo, filtro e modifica delle informazioni, delle notizie, in modo che uscissero, nella forma e nella sostanza, come volute da quel terribile regime. Bisognava esercitare un “controllo della realtà” continuo. Uno degli slogan del Grande Fratello era “ chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”. Il personaggio del libro, Winston Smith, osservava come la gente dovesse “sapere e non sapere, essere conscia della più completa sincerità ma abile a dire delle bugie attentamente preparate, poter avere allo stesso tempo due opinioni relative ad un cosa che si annullano a vicenda, sapere che sono contraddittorie ma credere ad entrambe”. Il suo lavoro, presso il Ministero della Verità, era quello di altrerare tutte le fonti, le notizie, i dati per lasciare traccia solo di quanto deciso dal potere centrale. Si fabbricava la storia, si distruggevano le fonti, il passato, per non dare punti di riferimento, per annullare le coscienze. E durante giorno e notte gli slogan e la propaganda inculcavano ininterrottamente, attraverso schermi e altoparlanti installati ovunque, la verità fabbricata.

Mi sono dilungato in questa citazione letteraria perchè me la hanno richiamata alla mente le recenti parole del Ministro Maroni e della sua eco mediatica, sempre presente in un paese servile e omertoso come l’Italia. Secondo l’onorevole padano, la TdT è stata un successo e non perde occasione per ripeterlo. Non è vero che c’è stato un calo degli spettatori, mentre dall’altro lato abbiamo stadi più sicuri e accoglienti.

Questo vuol dire negare, re-interpretare, camuffare, filtrare, mangiare-digerire-espellere in diversa forma dati, fatti e notizie. No, non mi vado a leggere le statistiche perchè so troppo bene che possono dire cose assai diverse se si cambia la base di partenza, il modello di riferimento e il valore di stima. I numeri sono oggettivi ma possono essere interpretati: quindi se io dico che un giocatore ha fatto 100 tiri ed un altro 20 ma ometto di dire che il secondo ha giocato un decimo delle partite disputate dal primo, non sono onesto nella valutazione dei due.

Se io dico che gli incidenti negli stadi sono diminuiti ma non dico che in 10 anni la Roma, ad esempio, è passata da 64mila spettatori di media, anno dell’ultimo scudetto, a poco più di 33mila, 2010-11, commetto lo stesso errore in malafede.

Se affermo che la tessera funziona nonostante la media della A sia diminuita da 25.570 a 24.901 (!!!) nelle ultime due stagioni, per non parlare delle serie inferiori che non interessano nessuno se non i tifosi coinvolti ma che sono in caduta libera, non faccio altro che alterare le informazioni, lavorare per il Ministero della Verità.

Il particolare ancora più triste è che purtroppo non servono neanche numeri o dati ma solo i nostri occhi: se una persona è abituata da anni ad andare allo stadio, lo spettacolo che oggi si vede di fronte negli impianti italiani è desolante, come numero di spettatori presenti e come spettacolo che sono costretti ad offrire, spogliati di ogni entusiasmo cromatico, umoristico e vocale.

Mentre quindi si discute su come scoraggiare altri tifosi dall’andare in trasferta nel prossimo campionato, l’ennesimo calcio scommesse sta passano in secondo piano. Zitti, zitti se ne sta parlando sempre di meno, nelle pagine sempre più nascoste dei giornali. Come avvenuto molte altre volte del resto: in Italia di zozzerie ne sono successe quasi ogni anno, che poi la gente si ricordi solo il 1980 e il 2006 è solo per l’importanza dei nomi coinvolti, delle amnistie e delle vittorie mondiali.

Anche qui, gli operai del Ministero della Verità si sono messi all’opera per l’ennesima volta: tra un po’ non rimarrà traccia delle puntate, dei drink con i tranquillanti dentro, delle telefonate. Tutto sarà spazzato sotto a questo enorme tappeto che copre il nostro calcio. È bastato un richiamo dell’Amministratore Delegato di Sky Italia Tom Mockridge per creare il panico nei salotti pallonari di tutta la penisola.

Mockridge, giustamente, ha fatto capire che il suo datore di lavoro non era contento, e poteva esserlo sempre meno, di pagare più che profumatamente un prodotto che sembrava, intercettazione dopo intercettazione, sempre più avariato. Visto che la Serie A, tra i maggiori campionati europei, è quello che più dipende dalle entrate dei diritti TV, su cui a giorni le società si scanneranno per il problema dei bacini di utenza, il monito deve essere stato ascoltato. Ma all’italiana.

Consci infatti che la giustizia, sportiva e non,  a queste latitudini ha dei tempi piuttosto lunghi e che i soldi di Sky servono subito, faranno finta che questo scandalo scommesse, anche se esistito, sia di piccola entità. Si rovinerà, sacrificherà, qualche nome minore, qualche giocatore sconosciuto, ridando credibilità al campionato, facendo felice la TV e ricominciando ad agosto come se niente fosse successo.

Le partite sono state tutte regolari, il calcio italiano è pulito, abbiamo il campionato più bello del mondo, gli stadi sono pieni di famiglie felici e sicuri. Il Grande Fratello è all’opera.

Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato.

Stefano Faccendini

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Orgoglio basco – di Stefano Faccendini

Posted by thepeoplesgame su 8 giugno 2011

Con la stagione 2010-11 ormai archiviata in tutti i maggiori campionati europei e quella delle bufale e delle follie di mercato alle porte, in molti si guardano indietro e fanno un bilancio degli ultimi 12 mesi.

Ancora una volta gli esperti, quelli di mestiere per intenderci, hanno perso un’occasione per mettere in risalto un piccolo miracolo accaduto in questo mondo del calcio moderno ormai talmente lontano dai suoi tifosi che a volte sembre che esista solo in televisione.

Certo accorgersene non sarebbe stato facile. Parliamo del campionato spagnolo e nessuno può azzardarsi a sprecare tempo o battute su realta’ diverse da quelle dei neo campioni d’Europa e del circo messo su da Mourinho a Concha Espina.

Tutti vogliono sapere tutto del Barcellona, la squadra più forte del mondo dove gioca il calciatore più forte del mondo allenato da quello che diventerà presto  l’allenatore più forte del mondo. Quella stessa squadra che fino a qualche anno fa si vantava di non aver mai macchiato la propria maglia con la scritta di uno sponsor e che aveva ceduto, per ragioni umanitarie, solo quando decise di stampare Unicef sulle proprie casacche, ha dimostrato invece come si trattasse di una mera questione di prezzo perchè dal prossimo anno sul petto di Xavi e compagni si leggerà bello grande Qatar Foundation, con Unicef relegato sul culo, letteralmente, dei blaugrana. E che non inganni la parola Foundation, non è niente di filantropico visto che verserà nelle casse del club catalano la bellezza di 150 milioni di euro in cinque anni. E tutti vogliono sapere cosa dice Mourinho in ogni conferenza stampa, chi caccia, chi tiene, se va d’accordo col suo compatriota Ronaldo, che intanto maledice il destino infame per averlo fatto nascere quasi coetaneo di Messi, o con Valdano, ormai un ex.

Eppure bastava scendere di qualche posizione nella classifica della Liga per notare qualcosa di straordinario. Esattamente al sesto posto si legge, a 58 punti, Athletic Bilbao.

Cosa ha di tanto eccezionale una qualificazione in Europa League, un sesto posto a 38 punti dalla prima della classe? Perché avrebbe meritato un po’ più di attenzione?

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Scommettiamo? di Stefano Faccendini

Posted by thepeoplesgame su 1 giugno 2011

Se ne sentiva la mancanza. Un altro scandalo, altre rivelazioni su partite truccate, risultati decisi, giocatori addomesticati ma questa volta con un tocco di classe in più, calciatori drogati attraverso somministrazione di calmanti nelle loro bibite. Fantastico, è la realtà che supera di gran lunga la fantasia.

Mentre a Napoli siamo in dirittura d’arrivo per il processo a Luciano Moggi, si spera, ecco che si apre un’altra pagina giudiziaria che ha sul banco degli imputati il nostro calcio. Lasciamo stare le miserie umane di chi non trova altro modo per arrotondare il suo stipendio, la sua cupidigia o i suoi vizi. Io parlo del sistema. In quanti spenderanno due minuti a pensare alle migliaia di tifosi presi per il culo per l’ennesima volta? Pochi, ve lo dico io, perchè la maggior parte segue la Serie A, si vede la Champions League, aspetta Europei e Mondiali per accomodarsi davanti alla televisione anche l’estate. Basta che non siano coinvolti i grandi nomi, del resto chi se ne frega. In fondo Moggi mica li pagava gli arbitri, faceva solo gli interessi del suo club come tutti gli altri che però sono stati più furbi e non sono stati intercettati. Calciopoli non ha visto pratiche di corruzione vera e propria, in fondo in fondo forse la cosa è stata ingigantita. Il tempo azzera tutto, anche Mani Pulite da molti è stata etichettata come un accanimento giudiziario contro una pratica comune, quelle delle mazzette, sempre in voga in Italia. E lo stesso penseranno le decine di professionisti, del calcio o no, indagati questa volta. Si sa che Lega Pro, Serie D e anche Serie B sono corrotte, che molte partite sono aggiustate quindi perchè prendersela con questo gruppetto quando molti altri continuano indisturbati?

E così il marcio dilaga, la corruzione mette le radici, la disonestà diventa la norma. La Serie A, e le sue società di vertice ancora di più, reclamano più soldi. Il resto del calcio viene lasciato con le briciole, le televisioni non hanno nessun interesse per la B figuriamoci per la Lega Pro. Non c’è voglia di aiutare nessuno ma soltanto una ferrea regola di selezione naturale basata sull’egoismo e l’avidità.

Ci aspetta un’altra estate di fallimenti, di ripescaggi, di penalizzazioni. E in tutto il paese gli stadi si svuotano. Perchè molta gente si chiede, incredibilmente anche giornalisti o persone del settore. Ma come perchè? Ma se devo pagare per andare a vedere una competizione che, a meno che non si tifi per quelle tre o quattro squadre, non ho nessuna possibilità di vincere, se ho dubbi costanti sulla regolarità dello svolgimento delle partite visto che gli addetti ai lavori (arbitri, giocatori, assistenti, dirigenti ecc) continuano ad essere colti con le mani nel sacco, se non riesco neanche a parcheggiare vicino lo stadio, a comprare il biglietto il giorno della partita, a portare mio figlio se prima non lo schedo, a far entrare un fumogeno, un tamburo, un megafono o uno striscione ironico se prima non chiedo autorizzazione alla questura, scusate, ma chi c.zzo me lo fa fare?

Però la colpa degli stadi vuoti a sentire molti esperti, dal Viminale in giù, era degli utras, degli incidenti. Il “bello” è che mentono sapendo di mentire come quando definiscono la TdT un successo e sbandierano la loro crociata contro il tifoso comune come lo strumento per riportare le famiglie allo stadio. Buffoni.

I tifosi, violenti o no, ne hanno semplicemente piene le tasche, per non dire un’altra cosa, di questo calcio e si rischia di far diventare violenti per disperazione anche quelli che non lo sarebbero di natura. Siamo la parte centrale dell’ingranaggio ma veniamo presi per il culo da tutti. Nessun rispetto, nessuna attenzione nè da parte delle società, nè da parte dei giocatori, nè da parte delle autorità, nè da parte dei media.

Accendo un fumogeno e mi prendo un daspo di cinque anni, mi vendo una partita e che succede?

Niente, scommettiamo?

Stefano Faccendini

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Ipocrisia calcistica, di Stefano Faccendini

Posted by thepeoplesgame su 13 Maggio 2011

Trovandomi a Milano per motivi di lavoro in occasione del ritorno della semifinale di Coppa Italia tra Inter e Roma, ho molto ingenuamente pensato di andare a vedere la partita. Tramite un mio collega del posto abbiamo provato via web e telefono. Niente da fare, neanche per lui, residente a Milano, perche’ piu’ volte gli e’ stato chiesto il numero di TdT di cui non e’ titolare.

Unica speranza, minima, impietosire qualcuno al botteghino. Dopo aver fatto una bella passeggiata in un’afa africana e una discreta, lentissima, fila mi rendo conto di non avere scampo.

I residenti nella regione Lazio, dove l’unico documento presente nel mio portafoglio ancora mi colloca, possono accedere solo se in possesso della famigerata tessera. Usando la scusa del documento lasciato nella reception dell’hotel non posso né acquistare un biglietto né accedere all’impianto con un tagliando comprato dai sempre presenti bagarini visto che, come mi informa un poliziotto che rifiuta di guardarmi in faccia mentre gentilmente lo interrogo, al tornello vengono richiesti entrambi. Inutile il tentativo del mio amico di garantire per me, non sono un teppista, non sfascio bagni, non meno alle vecchiette. Non mi vogliono.

Gita a San Siro finita, l’Italia é un paese migliore, funziona veramente, le regole vengono applicate e rispettate e in uno stadio semi deserto, “depurato” dei tifosi in trasferta, va in onda l’ennesima deludente sfida tra queste due squadre che non riescono ad evitarsi neanche volendo. Alla fine mi sono risparmiato un’altra delusione sul campo, probabilmente i soliti insulti su romani e romanisti e 20 euro. Amen.

Eppure l’amarezza rimane. La consapevolezza di non poter più fare neanche una cosa così semplice come quella di andare ad una partita di calcio decidendo all’ultimo e senza farmi schedare. Grazie a Dio, questo scempio esiste solo in Italia dove regole così rigide non sono mai stata applicate contro nessun criminale, di ogni risma e specie. Ci si viene da chiedere contro chi sarà la prossima crociata.

Riflettevo su quese cose quando, aprendo il giornale la mattina dopo, mi sono stupito non poco nel vedere il motivo della lite tra i cinque club con, in teoria, più tifosi in Italia, e gli altri 15. Ovvio si trattasse di denaro ma legato ad un aspetto curioso, quello di definizione del bacino di utenza, della qualificazione di tifoso.

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Thriller – di Stefano Faccendini

Posted by thepeoplesgame su 9 aprile 2011

Tanti tifosi sognano il milionario, il riccone, il magnate che un bel giorno, stufo dei suoi soliti passatempi, cerchi un bagno di consensi e notorietà acquistando una squadra di calcio.

All’inizio spesso ci sono proclami di intenti, promesse di grandezza, sospiri di gloria, dichiarazioni di amore. Con il tempo poi le cose molto spesso cambiano. Chi ci ripensa, chi cerca di fare cassa, chi svela i suoi imbrogli nascosti, chi all’improvviso si sente padre padrone del club e pensa di poter fare quello che vuole.

Non si dovrebbe mai smettere di ricordare all’amministratore di turno che se per lui è, appunto, un passatempo, per la maggior parte dei tifosi la squadra è un pezzo di vita, uno strumento sociale di appartenenza, un’estensione della propria identità. E come tale andrebbe trattata, con rispetto.

È quanto è mancato al proprietario del Fulham FC, il miliardario egiziano Al Fayed. L’ex proprietario di Harrods era amico ed estimatore del cantante Michael Jackson, in passato anche invitato a vedere dal vivo una partita dei Cottagers. In seguito alla morte della pop star, Al Fayed decise di far scolpire ed erigere una statua in suo onore, da posizionare presumibimente all’interno dei grandi magazzini di Knightsbridge.

Nel maggio del 2010 però, nonostante smentite anche colorite, l’uomo dalle camicie più sgargianti del pianeta, decise di vendere tutto. A quel punto la statua sarebbe dovuta andare nel giardino o in una delle mille stanze della sua abitazione privata. O così vorrebbe il buon senso. Invece no, dalla settimana scorsa un Micheal Jackson a colori con tanto di microfono campeggia fuori il Craven Cottage. Mentre prima era solo la statua di bronzo di Johnny Haynes a dare il benvenuto ai sostenitori delle squadre, ora ci sarà anche l’autore di Thriller.

Con tutto il rispetto per la star e i suoi fans ma che c’entra? Dobbiamo forse aspettarci quella di Rocky fuori Goodison Park perchè una volta Stallone è stato a vedere l’Everton? E non è che la decisione è stata presa dopo una consultazione con i propri tifosi, no, è stata imposta. A chi ha fatto notare al ricco uomo di affari che a qualcuno avrebbe potuto non piacere, con classe e fare democratico, ha risposto: “Se qualche tifoso del Fulham non capisce e non apprezza quanto questa persona ha dato al mondo, può anche andare all’inferno. Non li voglio certi tifosi. Se non capiscono e non credono in cose in cui io credo possono andare a vedere il Chelsea o chiunque vogliano.”

Chissà cosa penserebbero oggi di tale affermazioni i fedeli della chiesa anglicana di St Andrews che nel 1879 formarono il Fulham St Andrew’s Church Sunday School F.C. e che, magari, all’inferno credevano veramente. Non è bello che un vecchietto di 78 anni, per quanto ricco possa essere, si auguri certe cose o inviti la gente a seguire i rivali di sempre per un capriccio personale, perché di questo si tratta.

In qualsiasi altro paese meno civile, della statua di Michael Jackson sarebbero restati, dopo una settimana, solo i gessetti per giocare a campana ma essendo i tifosi una categoria di norma riconoscente, almeno nei confronti di chi li ha fatti tornare e rimanere nel calcio che conta, sono disposti a prenderla con le buone, a parlare, a ragionare. Sembrano dire “é anziano e testardo, ci vuole pazienza” passerà anche questa perché in fondo é sempre la stessa storia, le persone passano, anche Al Fayed, il club resta. Le statue, grazie a Dio, non tutte.

Stefano Faccendini

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Passa lo straniero – di Stefano Faccendini

Posted by thepeoplesgame su 1 aprile 2011

E così è avvenuto o, almeno sembra. La prima squadra di Serie A italiana, non la prima in assoluto perchè un paio di settimane fa il Venezia è stato comprato dai Russi e qualche stagione addietro il Vicenza era di proprietà inglese, passerà in mano straniera.

In quello stadio dove per anni, durante le coppe europee, campeggiava lo striscione NON PASSA LO STRANIERO, sarà piantata la bandiera a stelle e strisce. Un bene? Un male? Lo dirà il tempo a prescindere dal passaporto del nuovo proprietario dell’AS Roma.

Ovvio che in molti si affannino a dire la loro, a confermare tesi lette e rilette ma mai provate, a diffondere luoghi comuni, a ripetere dati e informazioni trovati su Internet come se fosse la Bocca della Verità.

Sicuramente a qualcuno darà fastidio che un “forestiero” venga a mettere il naso negli affari di casa nostra e, visto che il calcio italiano è anche un po’ mafioso e si regge sull’omertà di chi partecipa e di chi ci inzuppa, si potrebbe leggere anche cosa nostra. Gente pronta ad affossarti fino a due settimane prima, diventerà paladina di un nazionalismo calcistico volto a non ammettere nel circolo qualcuno che, chissà, potrebbe turbare quegli equilibri che hanno visto andare sotto Bologna la bellezza di dieci scudetti.

Altri storceranno il naso per pseudo-patriottismo, Roma ai Romani, peccato che nessuno la voglia e chi ha espresso interesse in passato è stato spesso condannato per aggiottaggio. I tifosi che con fatica e sacrificio, invece, hanno cercato di far partire un trust, sono stati finora snobbati dalla maggioranza. Non vede l’utilità di far prosperare un’associazione che non abbia come fine ultimo esclusivamente la scalata al titolo, l’acquisto di azioni, in qualche modo si fatica a comprendere che tutti, o quasi, uniti conteremmo di più anche agli occhi di un nuovo proprietario. La miope tradizione italiana che vuole il tifoso adatto solo a tifare, confina i sostenitori giallorossi in un limbo fatto di attese e speranze, con l’alibi mentale di veder soddisfatto il proprio interesse e la propria curiosità esclusivamente attraverso le notizie date dagli organi di stampa e dalle radio locali, non sempre liberi e mai imparziali.

Quindi, colui che è diventato con un po’ troppa confidenza lo Zio Tom riceve già abbracci, sciarpe intorno al collo, inviti a farci grandi, a spendere, a costruire lo stadio di proprietà, polivalente, modello Premier League, a combattere lo strapotere del Nord. Tutti lo vogliono incontrare, il sindaco, visto che di problemi, anche, per così dire familiari, ne ha pochi, chiede udienza. Una persona di cui sappiamo poco o niente accolto come il salvatore della patria.

Speriamo che sia quello dice di essere, che abbia quello che dice di avere. I dubbi, però, rimangono.

Perchè un uomo di affari, quindi una persona che investe per fare soldi, decide di pompare centinaia di milioni, perchè di questo si tratta, in una società di calcio con uno stadio non di proprietà, e che, a quanto pare, non si può neanche criticare se non si è italiani, con una media spettatori che si aggira intorno alle 30mila unità, che per una serie di ragioni politiche, economiche, strutturali, ambientali, difficilmente si assicura un trofeo ogni stagione?

Vuole fare di Roma un marchio globale, molti rispondono, sfruttare Lupa, Colosseo e San Pietro in un marketing cultural-calcistico che ci farà ricchi. Io non ne sarei così sicuro e sarò anche troppo diffidente, ma di solito chi investe denaro nel calcio, soprattutto in Italia, quello che spera di ricavare è notorietà, consensi e, soprattutto, potere. Una volta ottenuto (se) non sarebbe troppo strano venire a conoscenza dei veri motivi di un’operazione finanziaria del genere. Quali possano essere lo ignoro ma di una cosa sono sicuro: chiunque compri la Roma o qualsiasi altra squadra in Italia di questi tempi, non lo farà mai per motivi sportivi, campanilistici, perchè ama i colori o il campionato più bello del mondo.

Se è un momento importante che i tifosi veglino, che non si viva con il solito approccio “facce vince” per poi insultare e contestare se le cose non dovessero andare bene. L’Europa è piena di esempi di finti salvatori, anche Americani, Liverpool docet, di squadre lasciate peggio di come sono state trovate. Non è detto che sia questo il caso, me lo auguro, ma che i tifosi per una volta non facciano solo i tifosi.

Il prezzo della Roma lo calcoleranno in milioni, il valore, nostro, è infinito.

Stefano Faccendini

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Stefano Faccendini: Il futuro del calcio passa dai tifosi

Posted by thepeoplesgame su 28 ottobre 2010

Dal sito AgenziaStampaItalia, una bella intervista a Stefano Faccedini sulla situazione del calcio italiano (ed inglese), sul ruolo dei tifosi in tutto ciò  e sulla sua attività di scrittore.

Ora, e’ chiaro che il futuro del calcio sia nelle mani dei tifosi e non delle televisioni come si crede da noi. I soldi di Sky sono importanti ma con spalti vuoti e spettatori disegnati non si va da nessuna parte perche’ il prodotto non si vende. Se si vogliono clienti, come in UK, i clienti vanno trattati meglio, non a colpi di diffide e di manganello. Qui i tifosi sono sempre piu’ partecipi nella vita e nella gestione delle societa’ di calcio. Il futuro passa da noi, non dalle persone che per qualche anno mettono soldi e poi spariscono quando vedono che l’investimento non da’ i risultati sperati.  Il vero modello inglese e’ quello dei Trust dei tifosi che in Italia ora qualche tifoseria sta cercando di seguire ma che non riceve la copertura sperata da parte dei nostri media (soltanto Report se ne e’ occupata) perche’ non fa notizia.

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Grazie Ivan – di Stefano Faccendini

Posted by thepeoplesgame su 14 ottobre 2010

Non voglio entrare in questioni politiche, soprattutto relative ad una situazione cosi’ complicata come quella balcanica, ma limitarmi ad osservazioni relative, in qualche modo, al mondo del calcio, che poi cosi’ semplice non e’.  

Mi interessa poco sapere chi sia Ivan, se era animato da motivi politici, se era pericoloso oppure no, se quel suo eccitamento mentre ondeggiava sul plexiglass era naturale o era strafatto, se la bravata sia stata fatta per la platea infinita e mondiale di Youtube e attrezzi simili oppure per l’album di famiglia.

Mi basta vedere che un tipo, apparentemente armato e non solo di cattive intenzioni, minaccioso ma non troppo furbo, sarebbe bastata un po’ meno vanita’ e una maglietta a maniche lunghe per coprire i tatuaggi che hanno facilitato il suo riconoscimento e reso inutile il passamontagna, sia entrato in Italia, a Genova e allo stadio e abbia fatto quello che gli pare mentre gli si facevano piu’ foto che nel giorno del suo matrimonio.

Non so che guai passera’ Ivan, se la fedina penale pubblicata e’ vera, niente di cui debba preoccuparsi troppo, ma noi gli dobbiamo qualcosa come paese e come tifosi.

Ivan, piu’ o meno accompagnato, ha dimostrato che secchiate di stronzate siano state tirate addosso all’opinione pubblica finora per celare i veri motivi dietro il lancio della TdT. Ha evidenziato come la repressione sistematica di striscioni come “Ciao Mamma” perche’ non autorizzati non sia una misura antiviolenza ma una scusa per imporre un autorita’ cieca e stupida. Ha messo in risalto come le reazioni delle FdO non siano dettate da un’organizzazione interna ben precisa, da un intelligence come la chiamano ora, ma dal capriccio del momento. Per molto meno in passato, soprattutto con il resto dello stadio ormai sfollato, in quel settore sarebbero piovuti quintali di lacrimogeni ma quanto succede regolarmente con i tifosi italiani non poteva essere trasmesso mondovisione in una partita UEFA. I panni sporchi, si sa, si lavano in famiglia.

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SportPeople.net intervista Stefano Faccendini

Posted by thepeoplesgame su 16 settembre 2010

A pag. 52 del numero di settembre 2010 della rivista digitale di cronaca e cultura ultras. Da leggere e far leggere.

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