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Posts Tagged ‘Premier League’

Swansea City e QPR: umori ben diversi per i tifosi delle due neopromosse in Premier League

Posted by thepeoplesgame su 14 agosto 2011

La stagione della Premier League iniziata ieri ha visto ai nastri di partenza, tra le venti, due formazioni neopromosse, i Queen Park Rangers, che tornano dopo 15 anni, e la matricola Swansea City, prima squadra gallese a partecipare alla Premier. I tifosi delle due squadre affrontano però la nuova stagione con umori ben diversi.

A Londra, come racconta David Conn nel suo nuovo pezzo per il Guardian, la gioia per l’atteso ritorno nella massima serie, ottenuto nei tempi previsti dai nuovi proprietari, è stata rovinata dall’aumento dei prezzi dei biglietti, da una campagna acquisti estiva insoddisfacente e un crescente senso di alienazione dei tifosi dal loro club.
La proprietà dei Queen Park Rangers è divisa tra Fabio Briatore (qualcosa che non succederebbe se il “Fit and Proper Test” funzionasse), supportato da Bernie Ecclestone, ed il milionario indiano Lakshmi Mittal, il che fa del QPR la società di calcio con i proprietari più ricchi nel mondo del calcio. Ma, ovviamente, non il club più ricco. Ormai, inoltre, si attende solo l’annuncio del passaggio di consegne (per circa 100 milioni di sterline) a Tony Fernandes, fondatore della compagnia aerea Air Asia e proprietario della scuderia di Formula Uno Lotus. Un’operazione che poterebbe ad Eccleston un profitto del 62%. Certo la risalita è costata loro diversi milioni di sterline (buona parte dei quale arrivata però sotto forma di prestiti), ma i tifosi hanno comunque di che lamentarsi: come ha detto a David Conn il presidente del supporters trust, formato dopo il collasso finanziario del club una decina di anni fa, “L’aumento dei prezzi è stato uno shock, e c’è la sensazione che al club non interessano i tifosi. La gente pensa che a Ecclestone non interessi del QPR, che voglia solo venderlo e sbarazzarsene. Se Fernandes comprerà il club, speriamo che sia più positivo che che si possano costruire dei ponti (tra tifosi e proprietà, ndr).”

A Swansea, nel Galles meridionale, invece, il debutto in Premier League è vissuto con tutt’altro spirito. Il supporters trust festeggia il 10° anno di attività ed offre l’adesione gratuita, automaticamente, a chi è già iscritto e a tutti gli abbonati, per un totale di 13.000 membri che lo lancia tra i più grandi del movimento. Ma soprattutto lo Swansea City è l’unico club della Premier League ad avere un dirigente nel consiglio direttivo (oltre a un dirigente associato) eletto dai tifosi, che li rappresenta nel CdA: il supporters trust è il terzo azionista, con il 19,99% delle azioni, per un investimento, negli anni, di oltre 200mila sterline. La volontà è di raccogliere fondi per continuare a mantenere la partecipazione nel capitale sociale o magari riuscire ad incrementarla. Il 20% è una quota che protegge lo Swansea City Supporters Trust anche nel caso in cui il club fosse acquistato da un solo ricco individuo: la legge prevede che soltanto se un unico azionista ottiene più del 90% del capitale tutti gli altri sono obbligati a vendere le loro quote. Per ora c’è quindi un margine del 10% ad assicurare che la voce dei tifosi sia sempre rappresentata all’interno della società.
Il supporters trust ha contribuito a salvare un club che nel 2001 era in grave crisi e due anni più tardi ha sfiorato la retrocessione nei dilettanti. Ora può seguire la squadra, la prima della propria nazione, nella Premier League, contro giganti come Manchester United e club rilanciati dai nuovi Paperoni del calcio europeo, con l’orgoglio di aver dato un enorme contributo a questa favola sportiva.

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La grande bugia della Premier League

Posted by thepeoplesgame su 1 agosto 2011

È il campionato più glamorous del mondo, seguitissimo praticamente ovunque, ma dietro i grandi campioni l’enorme giro d’affari della Premier League si nasconde una situazione economico-finanziaria che molti ignorano e che rende il rapporto con i tifosi (non i consumatori alla moda) sempre più difficile.
Sean Hamil, dell’Università di Londra, descrive così il paradosso.

La Premier League è riuscita a sostenere 17 anni (ora 19, ndr) di perdite pre-tasse ininterrotte dalla sua fondazione e allo stesso tempo a essere lodata, come business, come la Lega di maggior successo al mondo.

Eppure, basta un’occhiata ai numeri per rendersi conto che non è proprio oro tutto quello che luccica.
Dall’anno della sua fondazione, il 1992, non si è mai verificata una stagione in cui il risultato pre tasse fosse positivo e le perdite sono crescenti.
Non solo: i profitti operativi, dal 1992, si sono ridotti dal 16 al 4 per cento.
I debiti totali hanno invece superato, la scorsa estate, i 3.000 milioni di euro.
Nel febbraio 2010 il Portsmouth è stato il primo club della Premier League a finire in amministrazione controllata ed almeno due retrocessi alla fine della scorsa stagione, Birmignham City e West Ham United, rischiano la stessa fine.
Tutto questo mentre il giro d’affari è cresciuto dai 200 milioni di euro nel 1992 ai 2.400 milioni di euro della stagione 2009/10 (ovvero del 1100%, un dato che non trova paragoni in altri settori).
La Premier League è il campionato con il giro d’affari più alto in Europa, quello con i maggiori ricavi dalle sponsorizzazioni e dai diritti tv, anche quelli venduti sui mercati esteri.
In media, il 68% dei ricavi finisce però nelle tasche dei giocatori, contro il 44% speso in salari nella stagione inaugurale.
La ripartizione dei fatturato totale mostra poi una situazione che compromette l’equilibro competitivo del campionato: Manchester United, Chelsea, Liverpool e Arsenal hanno una media di 227 milioni  di sterline, mentre gli altri club, esclusi quelli retrocessi, hanno una media di 66 milioni.
Uno dei modi più semplici per dare un po’ di sollievo alle casse dei club è senza dubbio spremere i tifosi. Nella stagione 2008/09 il prezzo medio dei biglietti per le partite della Premier League era di 43 euro, contro i 40 della Liga, i 27 della Serie A, i 26 della Ligue 1 ed i 21 Bundesliga. Il numero medio degli spettatori era di gran lunga più alto in Germania, con 41.904 contro i 35.592 della Premier League, i 28.478 della Liga, i 25.304 della Serie A ed i 21.034 della Ligue 1.
Il trend dei prezzi dei biglietti in Inghilterra continua incurante delle esigenze dei tifosi: per la prossima stagione l’aumento medio dei prezzi degli abbonamenti è del 7,12%, mentre quello degli stipendi, a livello nazionale, è del 2,5%. Come riporta il Telegraph, solo quattro club hanno lasciato inalterato il prezzo dell’abbonamento: Bolton Wonderers, Everton Stoke City e Wolves.
L’aumento massimo è quello registrato dal Fulham, 33%, ma l’abbonamento meno caro è tra quelli più abbordabili. Per il biglietto stagionale dell’Arsenal, invece, bisogna spendere come minimo 951 sterline.
E questo solo per entrare allo stadio: bisogna poi aggiungere i prezzi crescenti e sempre più insostenibili del merchandising, in particolare delle replica shirt tanto diffuse Oltremanica, del servizio di ristorazione all’interno dello stadio e nei dintorni, e anche quelli relativi al trasporto. Sempre più per ricchi spettatori-consumatori più che per tifosi genuini, che vedono annacquarsi l’identità dei club che amano.

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